Luna di sangue by James Patterson & Howard Roughan

autore:James Patterson & Howard Roughan [Patterson, James & Roughan, Howard]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Tre60
pubblicato: 2020-07-07T22:00:00+00:00

58

Sarah si cacciò il telefono in tasca e rischiò di andare a sbattere contro il grassone che puzzava di tequila e Old Spice che stava uscendo dal bagno degli uomini. Le borbottò contro qualcosa – «Sta’ attenta!», forse – o forse era soltanto un rutto.

A ogni modo, per Sarah non fu altro che un rumore distante. Dopo uno scatto in avanti, arrivò in un lampo a metà del corridoio che portava al bancone, lo stesso bancone dal quale Jared Sullivan, o chiunque fosse, era scomparso.

Per qualche secondo frenetico rimase ferma davanti ai posti vuoti ai quali erano seduti. Gli unici resti della loro presenza erano le due bottiglie di Bud. Quella di lui vuota, quella di lei mezza piena. O meglio, mezza vuota.

Sarah si voltò di scatto, scrutando tutti gli angoli del Canteena’s, ma lui non c’era da nessuna parte. Almeno non all’interno.

Cazzo! Cazzo! Cazzo!

Si diresse a tutto spiano verso l’ingresso, sollevando segatura ovunque dietro di sé. Spinse la massiccia asse di legno che fungeva da porta e si tuffò praticamente fuori, dove l’aria bollente della sera le mollò subito uno schiaffo in faccia.

Due donne stavano fumando alla sua sinistra. Sembravano madre e figlia.

«Avete visto un uomo uscire poco fa?» domandò Sarah quasi senza fiato. «Un bell’uomo? Che assomigliava un po’ a Matthew McConaughey?»

«Siamo appena uscite, tesoro», disse la meno giovane delle due alzando la sigaretta per far vedere che era stata accesa da poco.

«Ma se assomiglia davvero a Matthew McConaughey, ti do una mano a cercarlo», aggiunse l’altra con una risatina.

Sarah si sforzò di sorridere, se non altro per non passare da stronza, ma i suoi occhi si erano già spostati verso il parcheggio che circondava l’edificio. Era occupato per tre quarti da pick-up e completamente pieno, senza nemmeno un buco libero.

Partì a razzo, in senso orario. Proprio come avevano fatto lei e gli agenti intorno al lago.

Era possibile che l’uomo avesse parcheggiato sul retro e che si stesse dirigendo ancora verso la sua auto.

Sarah attraversò di corsa il parcheggio e girò intorno all’edificio. Continuò a girare. Era arrivata sul retro, accanto a un paio di cassonetti della spazzatura straripanti, senza altra luce all’infuori di quella gettata dalla luna quasi piena in cielo.

Sentì prima il suono.

Il rombo di un motore alle sue spalle, talmente forte che le parve di trovarsi in mezzo a una pista dell’aeroporto internazionale Dulles. Non appena si voltò, fu accecata da una coppia di fari. Che cominciarono a ingrandirsi. Molto velocemente, anche. L’auto stava puntando dritto verso di lei.

Non c’era tempo di riflettere. Un po’ saltando e un po’ rotolando, si tuffò dritto in mezzo ai due cassonetti alla sua destra. L’atterraggio sull’asfalto la mise praticamente KO.

Marca e modello! Targa! Cerca di vedere qualcosa!

Ma quando riuscì ad alzare lo sguardo e a mettere a fuoco, l’auto stava già scomparendo dietro l’angolo. Il buio era tale che non era nemmeno riuscita a capire di che colore fosse. Non aveva nulla.

No, un attimo, non proprio. Aveva ancora la sua auto.

Sarah si alzò da terra e corse verso la sua auto noleggiata.

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